L'Unione Province Italiane in un suo documento ha esposto tutta la gravità della situazione delle amministrazioni provinciali.
A quattro anni dall’entrata in vigore della Legge 7 aprile 2014, n. 56 “Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle Unioni e Fusioni di Comuni”, è infatti necessario riflettere, anche nella prospettiva di tracciare un bilancio dell’esperienza fin qui maturata, sugli effetti di una riforma che, non solo è sfuggita ad analisi approfondite ed oggettive, ma si è caratterizzata soprattutto per il forte impatto che ha avuto sulle comunità, incidendo radicalmente sul sistema istituzionale, amministrativo e territoriale del Paese. Una riforma la cui attuazione è stata portata avanti, in perfetta solitudine, esclusivamente dai Sindaci e dagli amministratori comunali, che si sono messi a disposizione dei territori per guidare i nuovi enti di area vasta e che hanno dovuto affrontare molteplici criticità: di carattere istituzionale (la costituzione dei nuovi organi, la vera e propria rivoluzione dell’elezione di secondo livello), organizzativo (si pensi solo al trasferimento di oltre 20.000 dipendenti delle Province e Città metropolitane ricollocati in altre amministrazioni) e le drammatiche conseguenze dei tagli ingiustificati ai bilanci, operati dalla Legge di stabilità per il 2015 (l. 190/14) che di fatto intendevano anticipare impossibili risparmi che sarebbero dovuti derivare dalla riforma costituzionale. Occorre con rammarico attestare che la mancata adeguata considerazione da parte di Governo e Parlamento per quanto avveniva nei territori fosse da ascrivere a quello che in fondo si è manifestato come il vero obiettivo della Legge 56/14: non una riforma di sistema, quanto lo svuotamento delle Province nella prospettiva del loro definitivo superamento, da realizzare con la decostituzionalizzazione dell’ente intermedio. D’altra parte, è proprio il carattere transitorio del riordino legislativo delle Province, dichiarato esplicitamente dalla stessa l. 56/2014, approvata in vista della espunzione delle Province dal catalogo degli enti locali costituzionalmente garantiti, a richiedere una profonda rivisitazione dell’impianto normativo affermato dalla l. 56/14, una volta venuta meno, con la bocciatura referendaria del 4 dicembre 2016, la prospettiva della riforma costituzionale. Occorre prendere atto che il processo di cancellazione delle Province è fallito e che è pertanto necessario ed urgente intervenire sul piano istituzionale, organizzativo ed economico, per tornare a garantire la piena funzionalità degli enti.
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