L'entrata al Governo del partito socialista italiano segnò l'inizio di una stagione di riforme che approdò alla riforma dell'energia elettrica, intesa come strumento per lo sviluppo economico del Paese e adottata sulla scia dell'analoga riforma fatta dalla Gran Bretagna (voluta da Hugh Gaitskell) e più tardi alla riforma della sanità; anche se in entrambi i casi il risultato non fu completamente quello atteso (a causa delle resistenze della maggioranza DC che da una parte doveva difendere le società che erano titolari delle concessioni per la produzione di energia elettrica e dall'altra dovevano difendere i boiardi messi a capo degli enti mutualistici), si tratto di vere e proprie riforme strutturali dalle quale sono ben lontane le piccole riforme che cerca di portare avanti tra mille difficoltà l'attuale governo: quella della Costituzione in gran parte copiata malamente da altre precedenti; quella della P.A. frammentata e bloccata a mezza strada; quella dei contratti, ancora in attesa di moltissimi provvedimenti attuativi.
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