giovedì 15 dicembre 2016

IL RAPPORTO DI SENIOR ITALIA SULLO STATO DELLA SALUTE DEGLI ANZIANI

Anche quest'anno il Centro studi di senior Italia ha presentato il proprio rapporto contenente una fotografia sintetica e precisa dei dati della sanità italiana, ma anche delle abitudini e degli stili di vita della popolazione “senior”, giunto quest’anno alla sua decima edizione.
Se la popolazione appare in lieve diminuzione, ancor più marcato è il processo di invecchiamento della stessa, con un aumento della speranza di vita alla nascita e dell’indice di vecchiaia. Cresce la spesa sanitaria corrente, ma con un rallentamento nei tassi di crescita. Aumenta la spesa per i farmaci a carico dei cittadini (+2,9% rispetto al 2014).
In ambito generale vediamo che in Italia, a fronte di una diminuzione della popolazione, che al 31 dicembre del 2015 risulta essere diminuita di 130.061 unità rispetto allo stesso periodo del 2014, prosegue l’inesorabile processo di invecchiamento, con la speranza di vita alla nascita che per i maschi è pari a 80,2 anni (era 79,8 nel 2013), mentre quella delle femmine è pari a 84,9 anni (84,6 anni nel 2013). L’indice di vecchiaia, dato dal rapporto tra la popolazione di 65 anni e oltre e quella con meno di 15 anni, l’indicatore che meglio sintetizza il grado di invecchiamento della popolazione, al 31 dicembre 2014 è pari al 157,7 per cento, ancora in crescita rispetto all’anno precedente (154,1). L’età media degli italiani nel 2014 è 44,4 anni.
L’aumento della proporzione di popolazione anziana determina una serie di cambiamenti dal punto di vista epidemiologico, come l’aumento di incidenza e prevalenza di patologie croniche e tumori. Ai primi tre posti dei tumori più frequentemente diagnosticati risultano esserci quello di seno (14%), colon retto (13%) e prostata (11%). Negli uomini specificamente il tumore più diagnosticato è quello della prostata (20%), mentre nelle donne quello del seno (29%). Il tumore col più alto tasso di mortalità è invece quello del polmone, che causa morte nel 20% dei casi. Dal controllo delle SDO (Schede di dimissioni ospedaliere) si evince che molti casi di decessi avvenuti in ambito oncologico sono stati trattati nei centri oncologici con minore expertise.
Se guardiamo ai trapianti, nel triennio 2013-2015 il numero dei donatori segnalati e il numero dei trapianti effettuati non subisce molti cambiamenti. A livello regionale il numero dei donatori è stato pari a 118 (il 59,3% donatori multi-organo) in Emilia Romagna,nel Lazio 98 (75,5% multi-organo), in Lombardia 247 (73,7% multi-organo), ed infine in Toscana 141 (44,7% multi-organo).
Quanto all’organizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, il personale dipendente del SSN, ovvero delle Aziende Sanitarie Locali, Aziende Ospedaliere, Aziende Ospedaliere integrate con il SSN e Aziende Ospedaliere integrate con l'università, nel 2012 è pari a 629.713 unità e risulta composto per il 70,9% da personale sanitario, per il 18% circa da personale tecnico, per l’11,2% da personale amministrativo e per lo 0,2% da personale con ruolo professionale. Differenziandolo per genere, il personale SSN conta 217.333 uomini e 412.380 donne. Il numero dei dipendenti del SSN è sceso di 16.523 unità tra il 2010 e il 2012.
Nello specifico, la spesa sanitaria corrente di Conto Economico è passata da 96.137 a 111.186 milioni di euro dal 2005 al 2015, con un incremento in valore assoluto pari a 15.049 milioni ed un tasso di crescita medio annuo dell’1,5%. Nel periodo dal 2007 al 2011 il tasso di crescita annuo ha subito ogni anno un decremento, fino ad assumere un valore negativo nel 2011 (-0,1%). Dal 2012 al 2015 invece ha assunto valori molto più contenuti rispetto ad annualità precedenti (come il 2004 e il 2005 nelle quali è stato rispettivamente 10% e 7%), ma che non permettono di tracciarne un trend ben definito: 0,0 nel 2012, -0.9 nel 2013, 1,2% nel 2014 e 0,3% nel 2015. Per quanto riguarda l’andamento della spesa sanitaria corrente, negli ultimi anni, in termini assoluti, essa ha assunto valori sempre più alti, ma il rallentamento dei tassi di crescita mostra i primi risultati del processo di responsabilizzazione attuato per vincere la sfida dei sistemi sanitari nell’assicurare un’offerta sanitaria adeguata alle esigenze della popolazione sempre più longeva. La maggior parte delle risorse viene assorbita dalle prestazioni sociali in natura (beni e servizi da produttori market) per il 35,4%, e dai redditi da lavoro dipendente per il 31,3%. Le famiglie italiane, secondo i dati del Rapporto dell’Istat sulla “Spesa per i consumi delle famiglie”, spendono di più per le prestazioni sanitarie e i servizi che riguardano la salute. Nel 2014 infatti, si è speso, in media, 109,45 euro al mese contro i 95,63 euro del 2013, con un aumento pari al 15%, passando da circa 1.147,5 a 1.313,4 euro all’anno, ben 166 euro in più. Il 4,4% della spesa totale delle famiglie viene destinato ai servizi sanitari e alle spese per la salute, in crescita dal 3,9% di un anno prima.
Nel 2015 la spesa farmaceutica nazionale totale (pubblica e privata) è stata pari a 28,9 miliardi di euro, di cui quasi il 76,3% rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale. In prevalenza, i medicinali sono stati dispensati ai cittadini a carico del SSN attraverso il canale delle farmacie territoriali pubbliche e private (37,6%). La spesa per i farmaci acquistati a carico del cittadino è stata di 6.859 milioni di euro, composta soprattutto dai farmaci di classe C con obbligo di ricetta medica (10,4% della spesa totale). E in particolare la spesa è stata di 1,48 miliardi di euro per la classe A, 2,99 miliardi per la classe C, 2,37 miliardi per automedicazione. La spesa farmaceutica privata è aumentata del 13,45% in 5 anni, passando da 6.046 nel 2010 a 6.859, mentre l’aumento tra il 2014 e il 2015 è stato quasi del 3%.La spesa farmaceutica netta in regime di assistenza convenzionata nel 2015 è stata pari a 8.477 milioni di euro a livello nazionale, a fronte dell’emissione di 596 milioni di ricette, che hanno garantito la dispensazione ai cittadini di 1,1 miliardi di confezioni di medicinali.
Le fasce di età superiori ai 64 anni evidenziano una spesa pro capite per i medicinali a carico del SSN fino a 3 volte superiore al valore medio nazionale; inoltre, per ogni individuo con età maggiore ai 64 anni, il SSN deve affrontare una spesa farmaceutica oltre 6 volte superiore rispetto alla spesa media sostenuta per un individuo appartenente alle fasce di età inferiori. Nel 2015 i farmaci a brevetto scaduto hanno rappresentato il 69,8% dei consumi e il 21,4% della spesa a carico del SSN. A questi numeri si collega un aspetto sfavorevole dal punto di vista del cittadino, ovvero l’aumento di spesa privata out of pocket che ha registrato un aumento del +2,9% rispetto al 2014, aumento che ha interessato tutte le categorie di farmaci acquistabili out of pocket: i medicinali di classe A (+3,1%) acquistati privatamente, classe C acquistati con ricetta (+2,1%), e automedicazione (+4,7%). In altre parole la razionalizzazione della spesa pubblica ricade inesorabilmente sul cittadino privato, e questo potrebbe avere effetti anche sugli esiti clinici associati alle terapie farmacologiche in quanto è risaputo che la compartecipazione ai costi delle terapie è un forte fattore predittivo di bassa aderenza ai trattamenti cronici.
Infine il Centro Studi SIC apre una finestra su abitudini e stili di vita dei senior attraverso tre indagini:
Senior & animali domestici
L’indagine analizza il rapporto degli anziani con gli animali domestici, rivelando che il 39% degli intervistati possiede un animale domestico, spendendo 786 euro in media ogni anno, di cui circa 125 per le spese veterinarie, circa 425 per il cibo e circa 237 per l’igiene. Per il 93% degli intervistati la compagnia fornita dall’animale domestico è molto o abbastanza importante. I senior mostrano un buon livello di conoscenza della Pet Therapy (78%) e il 97% degli intervistati la ritiene molto o abbastanza importante nel dare sollievo dalla malattia o beneficio allo stato d’animo delle persone.
Gli anziani non abbandonano gli animali: il 38% del campione è solito portarli con sé in vacanza; la metà del campione li lascia nelle abitazioni di figli, parenti o amici; il 12% li lascia in strutture/hotel appositi per Pet. Circa il 20% degli intervistati ha rinunciato ad una vacanza perché la struttura di destinazione non accettava animali domestici.
Senior & igiene orale
Il secondo studio fornisce un quadro delle abitudini e dei consumi delle persone anziane
in merito all’igiene orale. Solo l’11% degli anziani italiani lava i denti ogni volta che mangia. Il dato diviene ancora più allarmante se ci si sposta al Sud, dove ad ogni pasto fa seguire la pulizia dei denti poco più dell’8% del campione. Inoltre gli anziani non ricorrono a strumenti che consentono di effettuate un’igiene più efficace, come lo spazzolinoelettrico, utilizzato da neanche il 13% dei rispondenti. Gli apparecchi ortodontici/protesi sono utilizzati dal 46% dei rispondenti, con una prevalenza al Nord (60% dei rispondenti residenti al Nord) rispetto al resto d’Italia. Oltre il 60% ha sostenuto un costo superiore a 1.000 euro per il loro acquisto. La tipologia di apparecchi/protesi più utilizzata è risultata la dentiera mobile, vi ricorre il 39% degli intervistati con una netta prevalenza del sesso maschile (66%). L’83% dei rispondenti ricorre ad un dentista libero professionista e solo il 9% a una struttura pubblica. Quasi la metà degli intervistati, ovvero il 48%, spende meno di 300 euro l’anno per il dentista. Dal punto di vista geografico, il livello di esborso per cure odontoiatriche è più contenuto al Sud rispetto al resto d’Italia.
Senior & Telefonia
Le indagini portate avanti dal Centro Studi SIC Sanità in Cifre non si limitano solo all’aspetto sanitario, ma interessano anche altri ambiti legati alla vita quotidiana degli over 65. In questo contesto si inserisce il terzo studio, volto a delineare il rapporto dei senior con la telefonia mobile. Possiede un cellulare quasi il 93% degli intervistati. Quasi il 61% del campione utilizza un cellulare vecchio modello. Al Sud la diffusione di questa tipologia di telefono è ancora più alta raggiungendo il 70%. La modalità di pagamento maggiormente diffusa è la ricarica (87,2%). Possiede un tablet quasi il 14% e il 32,4% ne acquisterebbe uno a condizione che costi poco (41,3% degli intervistati).

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