Con le deliberazione n. 5/2016 la Sezione Centrale di Controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato ha preso in esame la gestione dell'Amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e l'attività dell'Agenzia Nazionale (ANBSC).
Secondo la Corte il controllo sulla gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e sul ruolo svolto dall’Agenzia nazionale ha evidenziato criticità e problemi di non poco rilievo, molti dei quali già individuati in precedenti relazioni della Corte. L’analisi delle procedure, dei tempi e dei risultati ha confermato la permanenza di difetti, esogeni o endogeni al sistema, in grado di ostacolare o quantomeno rallentare il processo ablatorio e a volte di compromettere le finalità, perseguite con priorità dal legislatore, della destinazione a fini sociali dei beni confiscati e della loro restituzione alla collettività. In proposito, è emerso che situazioni problematiche possono caratterizzare anche la fase successiva alla consegna dei beni (in particolare, immobili e aziende) a causa delle inadeguate capacità gestorie del soggetto assegnatario e, nel caso di complessi aziendali, della difficoltà di ottenere finanziamenti ulteriori o di autofinanziarsi nel medio-lungo periodo. Il problema fondamentale è rappresentato dalla lunghezza dei procedimenti e dei processi
(di prevenzione e penali) e, di conseguenza, dal largo spazio temporale intercorrente tra
il sequestro, la confisca definitiva e l’assegnazione del bene, spazio ulteriormente dilatato,
all’interno della procedura ablatoria, dai vistosi ritardi che spesso separano l’adozione
della misura di prevenzione patrimoniale o cautelare reale dal momento in cui ne viene
data comunicazione all’Agenzia.
Al riguardo, vanno risolte le perduranti anomalie del flusso informativo tra gli uffici
giudiziari e l’Agenzia nazionale, compresa la mancanza di adeguata interoperabilità tra i
vari sistemi informatici e le diverse banche dati.
Appare, infatti, inspiegabile che, nonostante i notevoli finanziamenti erogati per la
realizzazione dei sistemi e applicativi informatici Sippi, Sit-Mp e Re.Gio, siano ancora
limitate a meno del 10 per cento le comunicazioni per via telematica tra gli uffici
giudiziari e l’Anbsc, non sia disponibile a livello centralizzato un censimento completo
dei beni oggetto di misure ablatorie nell’ambito dei procedimenti di prevenzione e dei
processi penali e non sia assicurata la interoperabilità tra le diverse banche dati e
l’interscambio delle informazioni.
I tempi eccessivamente dilatati incidono in maniera decisamente negativa, nel caso dei
beni immobili, che negli anni si usurano e perdono valore, e dei complessi aziendali che,
se anche potenzialmente in grado di competere sul mercato anche dopo il passaggio alla
legalità, rischiano di subire un periodo protratto di sostanziale inattività e di arrivare in
stato di decozione alla fase della destinazione finale.
A data attuale, peraltro, non risultano ancora adottati dal Consiglio direttivo
dell’Agenzia gli atti di indirizzo e le linee guida in materia di amministrazione,
assegnazione e destinazione dei beni oggetto di misure ablatorie, delle quali dovrebbe
Corte dei conti | Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato| Delib. n. 5/2016/G
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tenere conto anche il giudice delegato nell’impartire le proprie direttive di gestione.
Mancano, altresì, i piani generali di programmazione e destinazione dei beni confiscati,
previsti dalla normativa di istituzione dell’Agenzia, con la definizione dei criteri ai quali
attenersi nella scelta tra le varie possibilità di riutilizzo o di vendita/liquidazione degli
stessi beni.
Il testo completo della deliberazione lo trovate qui:
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