martedì 28 giugno 2016

IL GIUDIZIO DELLA CORTE DEI CONTI SULL’AMMINISTRAZIONE DEI BENI SEQUESTRATI E CONFISCATI ALLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA E L’ATTIVITA’ DELL’AGENZIA NAZIONALE (ANBSC)

Con le deliberazione n. 5/2016 la Sezione Centrale di Controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato ha preso in esame la gestione dell'Amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e l'attività dell'Agenzia Nazionale (ANBSC).
Secondo la Corte il controllo sulla gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e sul ruolo svolto dall’Agenzia nazionale ha evidenziato criticità e problemi di non poco rilievo, molti dei quali già individuati in precedenti relazioni della Corte. L’analisi delle procedure, dei tempi e dei risultati ha confermato la permanenza di difetti, esogeni o endogeni al sistema, in grado di ostacolare o quantomeno rallentare il processo ablatorio e a volte di compromettere le finalità, perseguite con priorità dal legislatore, della destinazione a fini sociali dei beni confiscati e della loro restituzione alla collettività. In proposito, è emerso che situazioni problematiche possono caratterizzare anche la fase successiva alla consegna dei beni (in particolare, immobili e aziende) a causa delle inadeguate capacità gestorie del soggetto assegnatario e, nel caso di complessi aziendali, della difficoltà di ottenere finanziamenti ulteriori o di autofinanziarsi nel medio-lungo periodo.  Il problema fondamentale è rappresentato dalla lunghezza dei procedimenti e dei processi (di prevenzione e penali) e, di conseguenza, dal largo spazio temporale intercorrente tra il sequestro, la confisca definitiva e l’assegnazione del bene, spazio ulteriormente dilatato, all’interno della procedura ablatoria, dai vistosi ritardi che spesso separano l’adozione della misura di prevenzione patrimoniale o cautelare reale dal momento in cui ne viene data comunicazione all’Agenzia. Al riguardo, vanno risolte le perduranti anomalie del flusso informativo tra gli uffici giudiziari e l’Agenzia nazionale, compresa la mancanza di adeguata interoperabilità tra i vari sistemi informatici e le diverse banche dati. Appare, infatti, inspiegabile che, nonostante i notevoli finanziamenti erogati per la realizzazione dei sistemi e applicativi informatici Sippi, Sit-Mp e Re.Gio, siano ancora limitate a meno del 10 per cento le comunicazioni per via telematica tra gli uffici giudiziari e l’Anbsc, non sia disponibile a livello centralizzato un censimento completo dei beni oggetto di misure ablatorie nell’ambito dei procedimenti di prevenzione e dei processi penali e non sia assicurata la interoperabilità tra le diverse banche dati e l’interscambio delle informazioni. I tempi eccessivamente dilatati incidono in maniera decisamente negativa, nel caso dei beni immobili, che negli anni si usurano e perdono valore, e dei complessi aziendali che, se anche potenzialmente in grado di competere sul mercato anche dopo il passaggio alla legalità, rischiano di subire un periodo protratto di sostanziale inattività e di arrivare in stato di decozione alla fase della destinazione finale. 
A data attuale, peraltro, non risultano ancora adottati dal Consiglio direttivo dell’Agenzia gli atti di indirizzo e le linee guida in materia di amministrazione, assegnazione e destinazione dei beni oggetto di misure ablatorie, delle quali dovrebbe Corte dei conti | Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato| Delib. n. 5/2016/G 110 tenere conto anche il giudice delegato nell’impartire le proprie direttive di gestione. Mancano, altresì, i piani generali di programmazione e destinazione dei beni confiscati, previsti dalla normativa di istituzione dell’Agenzia, con la definizione dei criteri ai quali attenersi nella scelta tra le varie possibilità di riutilizzo o di vendita/liquidazione degli stessi beni.
Il testo completo della deliberazione lo trovate qui:

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