Ieri sono stati presentati anche i risultati di una ricerca del Censis-Rbm Assicurazione Salute «Dalla fotografia dell'evoluzione della sanità italiana alle soluzioni in campo», presentatata oggi a Roma al VI «Welfare Day», a cui sono intervenuti, tra gli altri, Giuseppe De Rita e Carla Collicelli del Censis, Roberto Favaretto, Presidente di Rbm Assicurazione Salute, e Marco Vecchietti, Consigliere Delegato di Rbm Assicurazione Salute.
La sanità negata aumenta, in base alla ricerca erano 9 milioni nel 2012, sono diventati 11 milioni nel 2016 (2 milioni in più) gli italiani che hanno dovuto rinviare o rinunciare a prestazioni sanitarie nell'ultimo anno a causa di difficoltà economiche, non riuscendo a pagare di tasca propria le prestazioni. Al cambiamento «meno sanità pubblica, più sanità privata» si aggiunge il fenomeno della sanità negata: «niente sanità senza soldi». Riguarda, in particolare, 2,4 milioni di anziani e 2,2 milioni di millennials.
Dal comunicato stampa leggiamo che prosegue lo scadimento della qualità del servizio sanitario pubblico. Per il 45,1% degli italiani la qualità del servizio sanitario della propria regione è peggiorata negli ultimi due anni (lo pensa il 39,4% dei residenti nel Nord-Ovest, il 35,4% nel Nord-Est, il 49% al Centro, il 52,8% al Sud), per il 41,4% è rimasta inalterata e solo per il 13,5% è migliorata. Il 52% degli italiani considera inadeguato il servizio sanitario della propria regione (la percentuale sale al 68,9% nel Mezzogiorno e al 56,1% al Centro, mentre scende al 41,3% al Nord-Ovest e al 32,8% al Nord-Est). La lunghezza delle liste d'attesa è il paradigma delle difficoltà del servizio pubblico e il moltiplicatore della forza d'attrazione della sanità a pagamento.
Il Governo deve prendere decisioni più importanti per salvare il nostro servizio pubblico e porre un freno al profitto dilagante.
Qui trovate il testo integrale del comunicatohttp://www.censis.it/7?shadow_comunicato_stampa=121065
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