La Conferenza Stato Regioni nel corso della seduta del 5 maggio ha esaminato la proposta di legge sul fenomeno del caporalato in agricoltura che si inquadra all’interno di quello, più generale, dell’elusione della disciplina sul lavoro, presente in molti settori, anche extra agricoli, e mirante allo sfruttamento a basso costo di manodopera, senza il rispetto delle tariffe contrattuali sui minimi salariali e senza il versamento dei contributi previdenziali.
Secondo la Conferenza il lavoro sommerso ed il caporalato incidono negativamente sui lavoratori dipendenti vittime di questi fenomeni che spesso restano privi di un’adeguata copertura previdenziale ed assistenziale, nonché di un’idonea tutela sotto il profilo della sicurezza.
Il fenomeno penalizza, inoltre, l'agricoltura di qualità - incidendo in maniera negativa sulla immagine e sulla competitività dei prodotti italiani – e le imprese che agiscono nel pieno rispetto delle regole e che si trovano costrette a competere con aziende “sommerse”, che operano con costi di produzione notevolmente inferiori.
Le Regioni hanno riconosciuto la necessità di una normativa quadro nazionale che consenta di muovere le giuste leve per una definitiva eradicazione di tali fenomeni e condividono, pertanto, le finalità e gli obiettivi del DDL all'esame del Parlamento, ritenendo al contempo utile rafforzare gli strumenti in esso previsti.
Le Regioni ritengono di poter svolgere un ruolo importante per contribuire al contrasto del lavoro irregolare, come dimostrano le principali esperienze regionali e le iniziative già poste in atto su più fronti, anche attraverso un ruolo di coordinamento delle azioni sui territori, garantendo in ogni caso la necessaria flessibilità degli interventi.
Nell'ambito della gestione della fase transitoria delle politiche attive del lavoro, a seguito dell’accordo sancito in Conferenza Stato-Regioni lo scorso 30 luglio 2015, le Regioni potrebbero prevedere, ad esempio, la sperimentazione di forme di collocamento pubblico degli agricoltori attraverso i Centri per l’impiego, anche mediante la stipula di specifici protocolli d'intesa e implementare l’assunzione dei lavoratori agricoli ricorrendo a forme di lavoro interinale. Si tratta tra l’altro di sperimentazioni già in atto in alcune realtà territoriali. Si ribadisce inoltre la necessità di rivedere la normativa sui Voucher, applicata spesso in maniera distorta.
Le Regioni ritengono, tra l’altro, opportuno incidere sui principali punti di forza del caporalato, quali il trasporto dei lavoratori sui luoghi di lavoro e l’alloggio.
Al riguardo, sarebbe opportuno prevedere, almeno in certi periodi dell’anno, iniziative con i Comuni e le associazioni di categoria per un’articolazione del trasporto pubblico locale che metta in collegamento i lavoratori, soprattutto stagionali, con i luoghi di lavoro, nonché incentivare le aziende in un’azione di collaborazione con il livello pubblico per la creazione di adeguati alloggi temporanei, anche sul modello dei cantieri edilizi.
Le Regioni auspicano, infine, che sia riconosciuto un ‘valore etico’ alle aziende che impiegano manodopera, ancorché stagionale, in modo regolare e rispondente alle normative. Si tratta di un obiettivo che si può conseguire agendo – tra l’altro - sulla fruizione di fondi pubblici, sia statali, che regionali, che europei, prevedendo una forma di condizionalità per l’erogazione delle risorse, legata al rispetto dei diritti dei lavoratori - sia pure con adeguate tutele e forme di gradualità.
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