lunedì 12 settembre 2016

EMANATO DAL PRESIDENTE MATTARELLA IL CODICE PER L'AMMINISTRAZIONE DIGITALE

Il Presidente della Repubblica in data 26 agosto ha emanato il decreto legislativo recante "Modifiche e integrazioni al codice dell'amministrazione digitale di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, ai sensi dell'articolo 1 della Legge n. 124 del 2015, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche" che tra breve sarà pubblicato sulla G.U.
Si tratta del famoso Codice per l'amministrazione Digitale.
Il testo sottoposto al Presidente Mattarella recepisce gran parte delle osservazioni formulate dal Consiglio di Stato,
Si tratta, com'è noto  di una complessa riforma che investe la quasi totalità degli articoli del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) di cui al d.lgs. n. 82 del 2005, ritenuta ormai necessaria - ad oltre dieci anni dall’approvazione dello stesso - al fine di promuovere e rendere effettivi i diritti di cittadinanza digitale dei cittadini e delle imprese, garantendo, contestualmente, il diritto di accesso ai dati, ai documenti e ai servizi di loro interesse in modalità digitale, semplificando le modalità di accesso ai servizi alla persona e realizzando - come indicato dal titolo con cui è rubricato l’art. 1 della legge n. 124 del 2015 - una vera e propria “carta della cittadinanza digitale”. 
Il provvedimento è stato predisposto i base ai principi e criteri direttivi esplicitamente previsti dalla normativa legislativa di riferimento - ovvero il già citato art. 1 della legge n. 124 del 2015 - fra i quali la medesima Amministrazione richiama, in primo luogo, quelli volti a favorire “l’accesso dell’utenza ai servizi delle amministrazioni pubbliche in modalità digitale”. 
Più nel dettaglio, tali principi concernono: la definizione di un livello minimo delle prestazioni in materia di servizi on line delle Amministrazioni pubbliche con particolare riferimento alla qualità, fruibilità, accessibilità, tempestività e sicurezza di tali servizi; la piena applicazione del principio del “digital first” (cosiddetto principio “innanzitutto digitale”), in base al quale il digitale è il canale principale per tutte le attività amministrative; il potenziamento della connettività a banda larga e ultralarga e dell’accesso alla rete Internet presso gli uffici pubblici, in particolare nei settori scolastico, sanitario e turistico, agevolando per quest’ultimo la creazione di una rete wi-fi ad accesso libero attraverso autenticazione tramite il “Sistema pubblico di identità digitale” (SPID); la partecipazione con modalità telematiche ai processi decisionali pubblici; l'armonizzazione della disciplina del “Sistema pubblico di identità digitale” (SPID) consistente, in estrema sintesi, nell'utilizzo del cosiddetto PIN unico per accedere ai servizi forniti dall’Amministrazione; la promozione dell'elezione del domicilio digitale; l’adeguamento dell'ordinamento nazionale “alla disciplina europea in materia di identificazione elettronica e servizi fiduciari per le transazioni elettroniche”, materia di recente normata dal regolamento (UE) n. 910/2014 del 23 luglio 2014 (electronic IDentification Authentication and Signature - eIDAS), che troverà automatica applicazione anche in Italia a decorrere dal 1° luglio 2016; nonché l’individuazione del pagamento elettronico come mezzo principale di pagamento nei confronti delle pubbliche amministrazioni e degli esercizi di pubblica utilità, ritenuto il “volano per i processi di digitalizzazione e archiviazione documentale digitale”. 
Si è tenuto conto degli ulteriori criteri direttivi, previsti dalla norma legislativa di riferimento, volti a promuovere, in materia di digitalizzazione, una “riforma dei processi decisionali interni alle pubbliche amministrazioni”, attraverso: la razionalizzazione degli strumenti di coordinamento e collaborazione tra le pubbliche amministrazioni, favorendo l'uso di software open source; la razionalizzazione dei meccanismi e delle strutture di governance della digitalizzazione; la semplificazione dei procedimenti di adozione delle regole tecniche; la ridefinizione delle competenze dell'ufficio dirigenziale generale unico, istituito nelle pubbliche amministrazioni centrali con funzioni di coordinamento in materia digitale; nonché la digitalizzazione del processo di misurazione e valutazione della performance. 
Più nel dettaglio, lo schema in esame è volto, nel breve periodo, a implementare alcuni diritti, ritenuti ormai parte integrante di quelli spettanti ai cittadini ed alle imprese, ovvero il diritto all’assegnazione di un’identità digitale attraverso la quale accedere e utilizzare i servizi erogati in rete dalle pubbliche amministrazione; il diritto all’inserimento di un proprio domicilio digitale nell’Anagrafe nazionale della popolazione residente ed il diritto a eleggere un proprio domicilio speciale digitale. 
Nel medio periodo gli obiettivi precipui di tale intervento normativo sono stati individuati - conformemente ai principi e criteri direttivi di cui si è in precedenza detto - nella necessità di assicurare il diritto di utilizzare le soluzioni e gli strumenti informatico-giuridici nei rapporti con le pubbliche Amministrazioni, anche ai fini della partecipazione al procedimento amministrativo, dando in tal modo piena attuazione al citato principio del “digital first” (cosiddetto principio “innanzitutto digitale”); di favorire i pagamenti verso le pubbliche amministrazioni attraverso i servizi di pagamento elettronico, ivi inclusi, per i micro-pagamenti, anche quelli basati sull’uso del credito telefonico; nella necessità di ridefinire il Sistema pubblico di connettività; nella definizione dei criteri di digitalizzazione del processo di misurazione e valutazione della performance; nonché nella disponibilità di connettività a banda larga e ultralarga e accesso alla rete Internet presso gli uffici pubblici anche attraverso una rete wi-fi ad accesso libero. 
Gli obiettivi di lungo periodo ineriscono al superamento delle problematiche, ormai note anche a livello europeo, connesse sia con il gap del paese rispetto al resto d’Europa in materia di digitalizzazione - che, come emerso dai rapporti denominati Digital Agenda Scoreboard e Digital Economy and Society Index (DESI), vede l’Italia al venticinquesimo posto in Europa nella diffusione della connessione internet tramite banda larga, nell’utilizzo diinternet, nella diffusione delle competenze digitali, nel livello di innovazione digitale delle piccole e medie imprese e nella presenza di servizi pubblici digitali - sia con il cosiddetto digital divide ovvero il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell'informazione e chi ne è escluso, in modo parziale o totale, in ragione delle proprie condizioni economiche, del livello d'istruzione, della qualità delle infrastrutture e della provenienza geografica. 
Con il provvedimento in esame,  in ossequio, peraltro, a quanto previsto dell’Agenda digitale europea (ADE) e, in coerenza con gli obiettivi posti da tale documento, anche dall’Agenda digitale italiana (ADI) - ci si propone di superare “l’arretratezza” tecnologica del Paese, creando le condizioni per contrastare le principali criticità che costituiscono il fondamento di quel gap di cui si è in precedenza detto, ovvero: l’uso ancora eccessivo della carta nel normale funzionamento delle Amministrazioni; la complessità e l’incompletezza della vigente disciplina in materia di domicilio digitale dei cittadini e delle imprese; l’utilizzo di software con standard non aperti e dipendenti da specifiche tecnologie proprietarie, differenti fra ciascuna Amministrazione; la carenza di forme d’integrazione dei soggetti interessati con i sistemi informativi; l’assenza di una identità digitale di cittadini e imprese che impedisce l’utilizzo dei servizi erogati dalle PPAA; la non effettività dei principi di cittadinanza digitale; “l’analfabetismo” della cultura digitale della cittadinanza, con particolare riguardo alle categorie a rischio di esclusione; la difficoltà di effettuare pagamenti con modalità elettroniche; “l’incompetenza tecnologica dei dirigenti” pubblici nell’attuare una transizione verso la modalità operativa digitale; nonché la persistente difficoltà nella navigazione sui siti internet delle pubbliche amministrazioni, per la ricerca di documenti e informazioni pubbliche. 

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