Lussemburgo: Edificio del primo parlamento europeo Intitolato a Robert Schumann |
Ieri 5 giugno i ministri degli Interni degli Stati membri si sono riuniti in Lussemburgo per trovare un accordo per la riforma del regolamento di Dublino sul problema della ripartizione delle quote dei richiedenti asilo, ma come era già chiaro il giorno prima il Consiglio si è concluso con un nulla di fatto.
La presidenza di turno bulgara aveva messo sul tavolo una proposta di compromesso che però non ha ottenuto l'appoggio della maggioranza qualificata degli Stati membri, visto che vi si oppongono da una parte l'Italia e gli altri paesi in prima linea lungo le rotte dei flussi migratori nel Mediterraneo, e dall'altra, per ragioni opposte, l'Austria e i quattro paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia). In totale i no sono sti 11 tra cui anche la Germania.
Il compromesso presentato prevedeva un inasprimento della responsabilità di cui devono farsi carico i paesi di primo ingresso, in particolare sul numero di anni (il testo prevede 5 anni) durante i quali hanno l'obbligo di riprendersi i richiedenti asilo che si trasferiscono in un altro Stato membro.
Il neo ministro dell'Interno, Matteo Salvini, non ha partecipato all'incontro (in quanto impegnato al Senato per la fiducia al nuovo Governo) ma ha già annunciato il "no" dell'Italia.
Comunque la sua assenza è stata criticata da più parti.
Ora al Parlamento europeo non resta che abbandonare la ricerca a tutti i costi del consenso per passare al voto a maggioranza qualificata e uscire dallo stallo.
La prossima volta sarà bene che il rappresentate italiano partecipi alla seduta per far conoscere con chiarezza il proprio pensiero.
Al termine della riunione Theo Francken, sottosegretario di Stato belga all’Immigrazione, a margine del Consiglio Ue Affari esteri a Lussemburgo dove si sono discusse le proposte di modifica delle norme che regolano la gestione dei richiedenti asilo, ha affermato il Trattato di Dublino è morto.
Norme che l’Italia contesta da tempo perché di fatto assegnano ai paesi di primo approdo come il nostro il grosso del peso dell’accoglienza.
Il problema è che tra breve la presidenza della Commissione passerà all'Austria che com'è noto ha un governo di destra.
Al termine della riunione Theo Francken, sottosegretario di Stato belga all’Immigrazione, a margine del Consiglio Ue Affari esteri a Lussemburgo dove si sono discusse le proposte di modifica delle norme che regolano la gestione dei richiedenti asilo, ha affermato il Trattato di Dublino è morto.
Norme che l’Italia contesta da tempo perché di fatto assegnano ai paesi di primo approdo come il nostro il grosso del peso dell’accoglienza.
Il problema è che tra breve la presidenza della Commissione passerà all'Austria che com'è noto ha un governo di destra.
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