lunedì 25 giugno 2018

PUBBLICATO IL DPCM PER IL IL DIBATTITO PUBBLICO

E' stato pubblicato sulla G.U. n. 145 del 25 giugno il DPCM 76/2018 con il quale sono stati definite le opere soggette a dibattito pubblico, ai sensi dell'articolo 22, comma 1, del codice, le opere rientranti nelle tipologie che recita: "Le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori pubblicano, nel proprio profilo del committente, i progetti di fattibilità relativi alle grandi opere infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale, aventi impatto sull'ambiente, sulle città e sull'assetto del territorio, nonché gli esiti della consultazione pubblica, comprensivi dei resoconti degli incontri e dei dibattiti con i portatori di interesse. I contributi e i resoconti sono pubblicati, con pari evidenza, unitamente ai documenti predisposti dall'amministrazione e relativi agli stessi lavori".
In particolare i parametri di riferimento delle soglie dimensionali delle opere inserite nell'Allegato 1 del predetto DPCM sono ridotti del cinquanta per cento se si tratta, con riferimento a particolari esigenze di salvaguardia, di interventi ricadenti, anche in parte 
a) su beni del patrimonio culturale e naturale iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO, ai sensi della Conferenza sul Patrimonio Mondiale del 1977; 
b) nella zona tampone come definita nelle Linee Guida Operative emanate dell'UNESCO; 
c) nei parchi nazionali e regionali e nelle aree marine protette.
Gli artt. 5 e seguenti del DPCM stabiliscono le modalità di organizzazione e di svolgimento del débat public.
Il fatto che questa nuova procedura di consultazione pubblica sia obbligatoria per legge solo per alcune grandi opere non significa che ogni Comune non possa utilizzarla anche in altri casi ed eventualmente introdurla nel proprio statuto per rendere più partecipate le proprie scelte anche in altri campi, eventualmente prevedendo una procedura semplificata sia per agevolare il dibattito prevenendo possibili ricorsi e quindi assicurandosi una maggiore speditezza che per contrastare sul nascere possibili fenomeni corruttivi.
Ovviamente la cosa è fortemente raccomandata nei Parchi nazionali e regionali.
Uno strumento di coinvolgimento e di partecipazione dei cittadini che avrebbe potuto scongiurare molti problemi in un recente passato se fosse stato utilizzato (vedi TAV, TAP, ecc.).
Qui trovate il  DPCM 76/2018

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