La Corte di Giustizia Europea con Sentenza C 673/16 DEL 5 giugno scorso ha stabilito che la nozione di “coniuge”, secondo quanto prevede il diritto dell’Unione, comprende i coniugi dello stesso sesso.
La Corte ha stabilito che “nell’ambito della direttiva relativa all’esercizio della libertà di circolazione, la nozione di ‘coniuge’, che designa una persona unita ad un’altra da vincolo matrimoniale, è neutra dal punto di vista del genere e può comprendere quindi il coniuge dello stesso sesso di un cittadino dell’Unione”.
La vertenza riguarda il caso di Relu Adrian Coman, cittadino rumeno, che aveva chiesto il permesso di soggiorno in Romania per Robert Clabourn Hamilton, cittadino americano, con cui si era regolarmente sposato a Bruxelles. “Tale domanda – spiegano i giudici - era fondata sulla direttiva relativa all’esercizio della libertà di circolazione , che permette al coniuge di un cittadino dell’Unione che abbia esercitato tale libertà di raggiungere quest’ultimo nello Stato membro in cui soggiorna”.
In risposta a tale richiesta, le autorità rumene avevano informato la coppia che Hamilton godeva soltanto di un diritto di soggiorno di tre mesi, in quanto egli non poteva essere qualificato in Romania quale coniuge di un cittadino dell’Unione, dato che tale Stato membro non riconosce i matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Ma secondo la Corte, si tratta di due questioni diverse: un conto è riconoscere il matrimonio, un conto è il diritto di soggiorno che deriva dal matrimonio.
Secondo la Corte di giustizia europea, il diritto dell'Unione non fa distinzioni tra coppie omosessuali e etero regolarmente sposate.
Un segnale molto forte per il neo ministro della famiglia dell'Italia.
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