martedì 26 giugno 2018

L'ETICHETTATURA DEI NOSTRI CIBI PREVEDE OGGI LA TRACCIABILITA' TOTALE MA POTENTI LOBBY CERCANO DI FARLA MODIFICARE

Con in D.lgs 15 dicembre 2017, n. 231 è stata approvata la disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni del regolamento (UE) n. 1169/2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori e l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del medesimo regolamento (UE) n. 1169/2011 e della direttiva 2011/91/UE, ai sensi dell'articolo 5 della legge 12 agosto 2016, n. 170 «Legge di delegazione europea 2015».
Grazie a questo provvedimento a partire dal 2018, i produttori degli alimenti base più consumati sono obbligati a scrivere sull’etichetta se la materia prima è stata prodotta in Italia, oppure importata dal mercato interno europeo, o da quello extracomunitario. 
Oggi quindi i consumatori italiani, al supermercato, possono leggere da dove arriva il latte, dove è stato coltivato il grano con cui è stata fatta la pasta, dove è cresciuto il pomodoro delle salse.
Secondo quanto riferito da ELENA GABBANELLI , appena emanato il decreto, l’associazione italiana dei pastai (Aidepi) – a cui sono iscritti tra gli altri Barilla, Divella, Felicetti e Garofalo – ha subito fatto ricorso al Tar del Lazio: «Si vuole indurre il consumatore a preferire la pasta in base all’origine della materia prima impiegata, ma l’origine del grano non è sinonimo di qualità». 
Alla fine il Tribunale ha respinto il ricorso ritenendo «…prevalente l’interesse a tutelare l’informazione dei consumatori». 
Vale la pena di ricordare che la nostra industria della pasta vale 4,7 miliardi di euro, che la produzione italiana di grano è di 4,3 milioni di tonnellate e che ne importiamo da tutto il mondo altri 1,74 milioni di tonnellate. 
Un tema non banale, se i consumatori si mettono in testa che «italiano è meglio» ad esempio perché abbiamo regole severe sull’uso di pesticidi e diserbanti. 
Anche la «Food drink Europe», la lobby dell’agroalimentare che riunisce i marchi Danone e Nestlé, insieme alle sigle di Confindustria, ha manifestato il proprio dissenso. 
Sembra che l'Europa abbia già bloccato il decreto dell'Italia con effetto dal 2020, ma la maggioranza dei produttori sembra orientata a mantenere l'etichettatura diciamo all'italiana più gradita ai nostri consumatori.


1 commento:

  1. buon giorno Franco, giusto per massima completezza di informazione, vorrei far notare che la Pasta Garofalo e' andata ben oltre i termini di legge mettendo in trasparenza l'origine, la qualita' e la massima sicurezza alimentare per ogni singolo pacchetto. Sul pacchetto e' indicato tutto nel dettaglio e nel sito www.comesifagarofalo.it puo' verificare per ogni singolo pacchetto le certificazioni qualitative e sanitare della semola utilizzata, oltre ovviamente alla provenienza dei grani. cordiali saluti

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