Periodicamente leggo sulla stampa interventi dei Carabinieri del NAS che portano alla chiusura di strutture residenziali o semi-residenziali destinate agli anziani, ai disabili o ad adolescenti.
La regione Lazio in base alle proprie competenze ha normato la materia con la legge regionale 12 dicembre 2003 n. 41 e poi con le deliberazioni n. 1305/2004 e n. 498/2006, cui sono seguite la n. 11/2010, la n. 17/2011, la n. 39/2012 e la n. 173/2014. L'ultimo provvedimento in ordine di tempo è rappresentato dalla deliberazione n. 124 del 24 marzo 2015 con cui è stato stabilito di di approvare i “Requisiti per l‟accreditamento delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale che prestano servizi socio-assistenziali nella Regione Lazio” che forma parte integrante e sostanziale del presente provvedimento e di demandare ai soggetti pubblici territorialmente competenti la definizione delle procedure e delle modalità per l‟iscrizione ai registri delle strutture accreditate, le modalità di convenzionamento e l‟espletamento dell‟attività di vigilanza.
Purtroppo molti Comuni hanno omesso di adottare i provvedimenti conseguenti a questa delibera e non risulta che effettuino controlli sui livelli di assistenza svolti presso queste strutture,per cui, periodicamente si assiste a provvedimenti di chiusura da parte dei Comuni conseguenti ad accertamenti dei NAS che spesso rappresentano non solo il fatto che chi gestisce queste strutture non ha rispettato le leggi, ma anche la dimostrazione della incapacità di chi dovrebbe controllarne il rispetto a garanzia dei cittadini che vi sono ospitati. Infatti non si può intervenire sol quando la situazione è arrivata ad un livello grave che richiede la chiusura, sarebbe necessario intervenire prima quindi prevenendo queste situazioni che danneggiano soprattutto gli ospiti che per loro natura sono fragili.
Ci sono responsabilità dei Comuni che devono attivarsi.
Ci sono responsabilità dei Comuni che devono attivarsi.
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