martedì 23 febbraio 2016

IL TRIBUNALE DEI DIRITTI DEL MALATO CRITICA FORTEMENTE LA SITUAZIONE DEL SSN E LE DIFFERENZE CREATE TRA LE REGIONI DAL FEDERALISMO

Ieri presso il Cinema Capranichetta di Roma il Tribunale dei diritti del malato ha presentato il rapporto sull'Osservatorio civico sul federalismo in sanità.
Secondo quanto reso noto da Tonino Aceti, Coordinatore nazionale del TdM, nel rapporto in generale le Regioni in Piani di rientro, e la Campania in particolare, sono quelle che, a fronte di una minore spesa pubblica, spesa privata e di una elevata tassazione, danno meno garanzie ai cittadini nell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza “Alcune Regioni, ancora troppo poche, hanno saputo interpretare il federalismo sanitario come strumento per rispondere alle esigenze dei cittadini; la sfida per il futuro del federalismo sanitario e del Servizio Sanitario Nazionale è portare le Regioni più critiche ai livelli delle più virtuose e proiettarle tutte verso il miglioramento dei servizi per i cittadini. Il primo passo secondo Aceti è passare dall'approvazione all'implementazione uniforme delle norme: il Ministero della Salute deve esserne garante; le Regioni agire in modo sostanziale e non formale, con delibere copia-incolla. E’ emblematica la numerosità di norme che, da due anni, vogliono restituire centralità ed effettività ai Livelli Essenziali di Assistenza e quanto invece il monitoraggio e la garanzia siano ancora troppo formali. Nel sistema nazionale di monitoraggio LEA, mancano ad esempio il tasso di rinuncia alle cure, l’accesso alle terapie innovative, i tempi effettivi di attesa. Per fare un esempio le Marche, che hanno un buon punteggio LEA e sono tra la rosa di regioni benchmark, hanno al tempo stesso anche un alto tasso di rinuncia alle cure. Questo per i cittadini è paradossale” prosegue Aceti. “E’ evidente la necessità di aggiornare gli indicatori di monitoraggio; ottimizzare i flussi informativi esistenti; garantire terzietà al monitoraggio LEA introducendo il punto di vista dei cittadini e prevedendo la partecipazione di rappresentanti di cittadini nella Commissione nazionale LEA. La riforma costituzionale in corso in ambito sanitario, qualora fosse confermata, renderebbe più forte il livello centrale, e irrobustirebbe contemporaneamente quello delle regioni, attribuendo loro non solo l’organizzazione dei servizi, ma anche la programmazione sanitaria. Affidare però la soluzione di tutti i problemi alla sola approvazione di una legge, seppur di rango costituzionale, è illusorio. E il Rapporto lo dimostra chiaramente: troppe norme approvate e sbandierate negli anni come soluzioni sono rimaste solo sulla carta o utilizzate per far quadrare i conti”.
Quasi un cittadino su dieci rinuncia a curarsi per motivi economici e liste di attesa; la prevenzione si fa a macchia di leopardo, con un Sud che arranca e regioni importanti come Lazio e Veneto che fanno passi indietro rispetto al passato; altrettanto diversificato di regione in regione l’accesso ai farmaci innovativi, soprattutto per il tumore e l’epatite C. E nelle Regioni in cui il cittadino sborsa di più, per effetto dell’aumento della spesa privata per le prestazioni e della tassazione, i livelli essenziali sono meno garantiti che altrove”.
Le differenze regionali sui ticket sono evidenziate come difformità regionali. Su 16 prestazioni, i ticket più bassi nel pubblico si registrano prevalentemente nel Nord Est (per 10 su 16 prestazioni), quelli più elevati nel Sud (per la metà delle prestazioni). Il livello di compartecipazione dei cittadini ai ticket fra 2013 e 2014 è diminuito solo nella Provincia autonoma di Trento (-5,6%), in Sicilia (-2,2%), Piemonte (-2%) e Liguria (0,8%). In Valle d'Aosta si registra invece un +11,9%. L'importo del ticket varia poi di regione in regione sia sulla farmaceutica sia sulle prestazioni specialistiche ambulatoriali: nel 2014, però, si è registrato un +4,5% dei ticket sui farmaci e un -2,2% sulla specialistica.
Lo stesso discorso della differenziazione territoriale è rappresentato per le esenzioni e così per la farmaceutica. Nelle regioni settentrionali il ticket sui farmaci va da un minimo di 2 ad un massimo di 4 euro. Emilia Romagna, Toscana ed Umbria sono le uniche tre regioni che prevedono ticket sulla farmaceutica diversi a seconda delle fasce di reddito, da 0 per le fasce più basse ad 8 euro per le fasce più alte.
Un panorama veramente deludente e che è tra i motivi della bassa qualità del nostro servizio percepita dagli utenti.

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