Il 4 febbraio scorso la Conferenza Stato-Regioni ha esaminato i problemi legati alla Direttiva dell'Unione Europea 2006/123/CE comunemente nota come Direttiva Bolkestein dal nome del parlamentare che l'ha presentata nel 2004 e concernente le modalità di affidamento dei servizi nella UE. La direttiva Bolkestein ha come obiettivo quello di facilitare la circolazione di servizi all'interno dell'Unione europea, perché i servizi rappresentano il 70% dell'occupazione in Europa, e la loro liberalizzazione, a detta di numerosi economisti, aumenterebbe l'occupazione ed il PIL dell'Unione europea. La direttiva Bolkestein si inserisce nello sforzo generale di far crescere competitività e dinamismo in Europa per rispettare i criteri della c.d. Strategia di Lisbona. Inoltre la libertà di stabilimento e la libera circolazione dei prestatori di servizi sono importanti diritti dei cittadini europei, e sono alcune delle libertà economiche principali presenti già nel Trattato di Roma del 1957.
L'Italia ha votato una legge che congela fino al 2020 gli effetti della Direttiva,
ma l'Europa ha promosso un giudizio di fronte alla Corte di Giustizia per
l'annullamento della legge stessa.
In particolare si contesta all'Italia in ordine alle concessioni demaniali delle spiagge:
- la compatibilità del diritto preferenziale di insistenza di cui all'art. 37 codice della navigazione con i principi di cui all’art. 43 Trattato Ce e dell’art.12 di cui alla direttiva servizi n. 2006/123/CE;
- la compatibilità del rinnovo automatico della concessione alla scadenza sessennale di cui all'art. 1, c. 2, d.l. 400/1993, convertito in L. 494/1994, e successivamente modificato dall'art. 10 L. 88/2001.
A parere della Commissione Europea detti due aspetti contrastano con i principi di libertà di stabilimento delle imprese comunitarie (art. 43 Trattato CE) e di imparzialità, trasparenza e pubblicità delle procedure di selezione dei concessionari (art. 12, direttiva 2006/123/CE).
La legge n. 296/2006 ha modificato l’articolo 3 del d.l. n. 400/1993 prevedendo la possibilità di essere titolari di concessioni demaniali marittime per una durata non inferiore a 6 anni e non superiore a 20 anni “in ragione dell’entità e della rilevanza economica delle opere da realizzare e sulla base dei piani di utilizzazione delle aree del demanio marittimo predisposti dalle regioni";
Gli imprenditori balneari sono in ansia per i rischi derivanti da questa direttiva; in Italia sono 30 mila le imprese balneari che sviluppano oltre il 50% del movimento turistico nazionale.
La Corte di Giustizia Europea potrebbe annullare la legge approvata dall'Italia; se questo accadesse le conseguenze sarebbero molto gravi: per le famiglie degli operatori, per l'indotto e per l'intero movimento turistico nazionale secondo quanto affermato da Giovanni Lolli, vice presidente della Giunta regionale della Liguria e coordinatore delle regioni italiane in materia di turismo.
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