giovedì 7 aprile 2016

I MALATI CRONICI ABBANDONATI

Più volte da questo blog ho segnalato come a causa delle difficoltà esistenti nel SSN e a causa della crisi economica molti anziani affetti da cronicità si trovino in gravi difficoltà e rinuncino a curarsi.
Ora su questo tema è intervenuta Cittadinanza Attiva con il suo  XIV Rapporto nazionale sulle politiche della cronicità del Coordinamento nazionale delle Associazioni dei malati cronici (CnAMC), presentato oggi a Roma dal titolo “La cronicità e l’arte di arrangiarsi”, presentato ieri a Roma.
Secondo gli autori di questo rapporto i tagli al SSN hanno colpito anche l’assistenza alle persone con patologie croniche e rare. Stando alle scadenze fissate dal Patto per la Salute, da dicembre 2014 avremmo dovuto avere finalmente un Piano nazionale delle cronicità e entro ottobre 2014 l’Intesa sulla continuità assistenziale ospedale-territorio. 
E invece ancora nulla di fatto. 
Il 38,3% dei residenti in Italia ha almeno una fra le principali patologie croniche (nell’ordine ipertensione, artrite/artrosi, malattie allergiche, osteoporosi, bronchite cronica e asma bronchiale, diabete). Uno su cinque ha due o più malattie croniche. Di questo universo, meno della metà (42%) si dichiara in buona salute.
Oltre il 90% delle Associazioni che hanno collaborato alla stesura del rapporto teme che tagli ai servizi e riduzione delle risorse economiche comportino un aggravamento delle proprie condizioni di salute. 
E ben il 76% mette in evidenza criticità legate a tagli e riduzioni: il 70% afferma che la riduzione del personale nei centri specialistici ha avuto effetti immediati sulle liste di attesa che, per quasi il 62%, si sono allungate; il 57% denuncia la chiusura di reparti, il 45,7% la riduzione delle ore o dei cicli di riabilitazione; il 37% ha visto ridurre le agevolazioni a sostegno dei malati e nella stessa percentuale la contrazione dell’assistenza domiciliare. Mentre una su tre riscontra la mancanza assoluta di servizi alternativi sul territorio: a farne le spese sono soprattutto i servizi socio-assistenziali, con una preoccupante ricaduta negativa sui servizi di trasporto per i disabili che quasi il 78% dei pazienti ritiene siano stati di fatto tagliati o ridimensionati. Così, di fronte a Centri di riferimento sempre più distanti dal proprio domicilio (lo denuncia un’associazione su due), o difficilmente raggiungibile (23,5%), il 47% dichiara di dover sostenere costi privati più elevati per spostarsi verso strutture adeguate alla cura della propria patologia.
Grandi lacune si registrano nell'assistenza domiciliare: più di una associazione su due (53%) la ritiene inadeguata. In particolare, il 71% trova inadeguato il numero di ore di assistenza erogate; il 52% evidenzia lacune nella riabilitazione; il 33% lamenta che il personale non sia adeguato, soprattutto coloro che effettuano le visite a domicilio; il 24% denuncia pratiche burocratiche troppo complicate.
La burocrazia pesa nel percorso per il riconoscimento dell’invalidità civile e dell’handicap: le maggiori difficoltà di accesso si riscontrano nell'ottenere i benefici connessi (45%), nell’ottenere l’indennità di accompagnamento o la legge 104/92 (26%).
Per le famiglie che assistono pazienti con patologia cronica, la prima difficoltà (per oltre il 93%) è legata alle difficoltà di conciliare tale assistenza con l’attività lavorativa: così il 57,8% si è visto costretto a ridurre l’orario di lavoro, il 35,6% ha addirittura lasciato il lavoro, il 22% ha chiesto il prepensionamento. Il 42% delle famiglie ha optato invece per un assistente esterno (per lo più badanti).
U grsoo problema sono òe diagnosi incerte e troppo lunghe: come denunciato dal 73% delle associazioni di pazienti con malattie croniche che hanno contribuito al Rapporto. 
Ottenuta la diagnosi, quasi l’80% riscontra il mancato sostegno psicologico alla persona e alla famiglia, e oltre il 60% la mancanza di orientamento ai servizi.
Il risultato è molto semplice, molti pazienti cronici non si curano e così purtroppo si accorciano la vita.
I recenti dati ISTAT denunciano infatti una riduzione della speranza di vita in Italia con una inversione dopo moltissimi anni.
Non è per questo che a suo tempo abbiamo lottato per istituire il SSN.
Chi vuole leggere il testo del rapporto lo trova qui:

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