mercoledì 3 febbraio 2016

IL MANIFESTO DI CAGLIARI DEI PICCOLI COMUNI


Cresce la preoccupazione da parte degli amministratori dei Piccoli Comuni in merito alla effettiva volontà del Governo sul loro futuro. Dal sito dei Piccoli Comuni dell'ANCI leggiamo che il vice presidente dell'ANCI Robero Pella ha dichiarato: “I Comuni devono tornare ad essere i protagonisti di questa riforma, per ridisegnare il riassetto complessivo del governo locale secondo le specificità dei territori; solo così sarà possibile costruire ambiti adeguati e funzionali in grado di garantire al meglio efficienza ed efficacia, con un sistema di incentivazione, semplificazione e premialità per gli Enti più virtuosi”. Anche il Coordinatore nazionale ANCI Piccoli Comuni - si legge sempre sul sito dell'ANCI - ha dichirato che “Ogni proposta che non tenga conto di questa impostazione data dall’Anci sin dal “Manifesto di Cagliari”, approvato all’unanimità dalla XV Conferenza nazionale Anci dei piccoli Comuni e presentata poi all’assemblea nazionale Anci di Torino non potrà che rallentare ancora una volta una riforma vera del sistema locale, già in ritardo rispetto ad altre esperienze europee da tempo avviate in tale direzione”.
Nell'estate 2015 tutti rappresentanti dei piccoli comuni italiano hanno approvato all'unanimità il MANIFESTO DI CAGLIARI nel quale hanno tra l'altro ribadito che occorre:
  • più presidio del territorio, più autonomia di pensare politiche di tutela e crescita delle comunità locali, miglioramento delle condizioni per erogare servizi e garantire la qualità di vita alle popolazioni, sono condizioni essenziali per assicurare lo sviluppo dei territori, strumenti di contenimento della spesa pubblica e non certo di spreco, per contrastare il dissesto, l'abbandono e il depauperamento del valore delle nostre culture più profonde, oggi gran parte del Made in Italy rappresentato ad Expo 2015; 
  • più possibilità di elaborare strategie di rilancio del nostro sistema produttivo che ha trovato in tanti Sindaci concrete capacità propositive; 
  • più libertà e possibilità di pianificazione di lungo periodo; 
  • più sostegno ai campanili perché il problema non è il numero dei campanili che sono “l’ossatura” del Paese ma piuttosto, attraverso una maggiore coesione e cooperazione, sono LA risposta per la sua tenuta; 
  • meno “Click Day” e più politiche di programmazione per il territorio. 
Il testo completo lo trovate qui:



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