La stampa quotidiana non ha dato risalto alla firma avvenuta il sei ottobre a Montreal di un nuovo accordo importantissimo sul clima.
Infatti dopo ben sei anni di negoziati, il settore aereo internazionale ha approvato il primo accordo mondiale sulle emissioni dell’aviazione.
A concordarlo sono stati gli oltre 2.000 ministri e funzionari di governo riuniti in questi giorni a Montreal per la 39esima assemblea dell’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile . Sull’ondata emotiva degli attuali dialoghi climatici internazionali, il traguardo raggiunto oggi dai 191 paesi membri del Comitato ONU, è stato ovviamente definito “storico”, ma la sua valenza è più formale che altro.
Fino ad oggi la lotta del trasporto aereo al climate change è stata pressoché invisibile (l’unico impegno serio è stato preso dalla UE con il suo sistema ETS), non lo è altrettanto il suo peso di questo comparto sul bilancio di carbonio mondiale. Il trasporto aereo il comparto è uno dei dieci maggiori emettitori di carbonio al mondo. E non è solo il presente a far riflettere: le stime per il futuro prossimo prevedono che le emissioni crescano del 300%.
Anche questo accordo richiederà tempo prima di essere applicato in concreto.
Nel dettaglio l’intesa prevede una fase volontaria dal 2021 al 2026 che diventerà obbligatoria nel 2027 per gli Stati con le industrie aeronautiche più grandi, e in cui le compagnie aeree dovranno acquistare crediti di carbonio per compensare la crescita delle emissioni. L’impegno si applicherà a tutti i voli passeggeri, i cargo internazionali e jet d’affari.
C'è ancora molta strada da fare e sembra che l'accordo sia stato firmato solo per chiudere la trattativa dando una immagine positiva al pubblica, ma evitando di toccare i punti più caldi.
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